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L’autore

Semën Chanin è nato nel 1970 a Riga, dove vive tuttora. Ha studiato filologia russa all’Università Statale di Riga e di Tartu (Estonia). È poeta, traduttore, curatore, performer. Pubblica in russo dal 1998.
Nel 1999 è stato tra i fondatori di “Orbita”, progetto poetico multimediale e di arte visuale: diversi generi che dialogano – , video e fotografia. È autore di performance e istallazioni: Teatro di una faccia, Poesia tridimensionale, etc.
In edizioni russe e lettoni ha pubblicato e pubblica traduzioni di poesia contemporanea lettone e americana.
Ha pubblicato le raccolte poetiche Tol’ko čto [Appena] (Riga 2003), Opuščennye podrobnosti [Particolari omessi] (Riga 2008), Vplav’ [A nuoto] (Riga 2013), A vam ne kažetsja, čto eti vaši pjat’ minut kak-to sliškom sil’no zatjanulis’ [Ma non vi sembra che questi vostri cinque minuti siano troppo allungati] (2015), No ne tem [Ma non con quello] (2017), Dve vtorych [Due mezzi] (2023).
Le sue raccolte poetiche sono apparse in traduzione lettone, ceca, ucraina, tedesca, serba, georgiana, spagnola, ungherese, bielorussa, lituana, polacca, croata.
In versione italiana suoi versi sono usciti neii volumi: Nell’orbita di Riga. Voci poetiche dalla nuova Lettonia, trad. Paolo Galvagni (L’Obliquo), Sessione di ipnosi, trad. Elisa Baglioni (Pequod), Omissis, trad. Massimo Maurizio (Miraggi), Deviando sollecito dalla rotta, trad. Massimo Maurizio (Stilo).

 

I testi

Gli intellettuali baltici hanno percepito di essere alla frontiera tra Russia e Europa, di essere parte della storia europea, e non della “storia imperiale russa”. Oggi i poeti lettoni rappresentano un’interessante cerniera tra Occidente e Oriente: da un lato fanno parte della diaspora russofona, vena rilevante della poesia russa contemporanea; dall’altro si ricollegano idealmente ai giovani letterati dell’Europa Unita.
Semën Chanin è un autore molto attivo nel suo Paese, desideroso anche di farsi conoscere in tutta Europa: infatti è stato tradotto in numerose lingue europee. I suoi testi sono pervasi dal mistero a prezzo di un’intonazione volutamente ambigua: ciascuno di essi è un frammento di carne, strappato da un contesto a noi celato. Come se i suoi versi rappresentassero la voce di uno che si è completamente perso. Appare quindi “strana” l’illusione che sia possibile una narrazione armonica.

Semën Chanin

Vista identica

Cura e traduzione dal russo

di Paolo Galvagni

ISBN-13: 978887536559-2

2024

pp. 100

cm 15×21

€ 15,00

[giravo con la bici, che dopo mi avrebbero fregato]

 


giravo con la bici, che dopo mi avrebbero fregato



con la ragazza, con cui mi sarei lasciato l’anno dopo


nella strada che avrebbero tutta ristrutturata


verso un caffè – semplicemente l’avrebbero poi chiuso

 

con spensieratezza, dimenavamo la lingua, i piedi

 

al posto di quel caffè ora c’è una pizzeria


io ci passo anche


ordino la pizza ai quattro formaggi


me la portano e i tagli sulla pizza


mi ricordano i raggi di una bicicletta

 

ecco così, i raggi – della pizza

 

ma ora, quando giravo in bici


con la mia cara ragazza


per una strada nota a tutti


verso il nostro amato caffè


non pensavo affatto che con ogni spinta del pedale


anch’io conducessi questo mondo verso l’entropia e il caos

 

anche se la pizza è risultata proprio niente male

 

* * *

 

[mi hanno prescritto le gocce, devo prenderne una a settimana]

 


mi hanno prescritto le gocce, devo prenderne una a settimana


mi hanno portato dall’ospedale a braccetto, mi hanno messo in carrozzina


mi hanno tolto la vestaglia, mi hanno tolto la benda dagli occhi


hanno cavato il bavaglio dalla bocca, la stoppa dalle orecchie


forse prima mi avevano asfissiato poco?


quante volte mi hanno sotterrato da vivo, dissotterrato da morto


mi hanno dato la cioccolata, hanno mentito e puzzavano


sei sano dicono, ma io ho qualcosa che non va, non va così?

 

* * *

 

[ohi come s’è spento il motore all’incrocio]

 


ohi come s’è spento il motore all’incrocio


ha mulinato il vento nella cabriolet


allora si è avvicinato un caporalesco in uniforme


s’è toccato la visiera degnamente

 

diceva sottovoce simili parole


allo scavezzacollo seduto al volante


lui parlava-parlava e proferiva


il caporalesco allo scavezzacollo

 

ebbe’, sei un rottame simile


stai a testa bassa, fai impressione


ieri forse eri un crisostomo


nella pista da ballo eri un orango

 

intanto guardava il sedile posteriore


si è eccitato per davvero


e senza togliere le mani di tasca


ha dato il tormento alla strabiliante biondina

 

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