Le Stagioni

I testi

 “Come Dante fra gli italiani, così Donelaitis fra i nostri non soltanto dà inizio alla letteratura, ma vi occupa da subito un posto di assoluto rilievo, se non addirittura il primo” (Maironis). Kristijonas Donelaitis (1714-1780) è considerato il primo e spesso anche il più grande poeta della Lituania. Pastore luterano, costruttore, musicista, erudito e poeta, la sua figura poliedrica si staglia come quella di un gigante nella storia della cultura e dell’identità nazionale del suo popolo.

Metai (ʻLe stagioniʼ) è il capolavoro della letteratura lituana. Il poema, scritto in esametri, ci trasporta in una comunità rurale del Regno di Prussia; il lettore si troverà immerso nella vita quotidiana dei būrai (i lituani servi della gleba): una vita segnata da stenti e duro lavoro, ma anche ripagata da un buon raccolto e dalle allegrie di chiassosi banchetti. Gli abitanti del villaggio danno voce a un epos originalissimo che si snoda lungo il ciclo delle stagioni, portandoci ora sui campi a falciare sotto il solleone, ora a riscaldarci accanto alla stufa, in una casupola di legno, per far fronte al gelo invernale. L’opera, che più di tutte rappresenta la Lituania nel mondo, nei secoli è rimasta una continua fonte di ispirazione per poeti, drammaturghi, pittori, musicisti e artisti di ogni campo. Le Stagioni, finora tradotte in 14 lingue, fanno parte della lista dei capolavori della letteratura europea stilata dall’UNESCO. 

* * *

Gioie di primavera
 
Risalendo, il solicello risvegliava già la terra
e rideva distruggendo l’opere del freddo inverno.
Le creazioni del gelo e dei ghiacci presero a disfarsi,
e dovunque la neve, spumosa, s’andava sciogliendo.
Tosto i tiepidi venti ridavano vigore ai campi
e da morte a vita richiamavan l’erbette dei prati.
I cespugli e tutti i boschi si riscossero dal sonno,
mentre valli e collinette si toglievano i mantelli.
Tutti quelli che nel triste autunno s’eran spenti in pianto,
tutti quelli che l’inverno avean trascorso dentro a un lago,
o svernato riposandosi al riparo d’un arbusto,
tutti, a frotte, usciron fuori a salutar la primavera.
Ratti e puzzole lasciarono la loro fredda tana.
Le cornacchie con i corvi, così come gazze e allocchi,
topi, talpe e i loro cuccioli lodavano il tepore.
Mosche e scarabei, zanzare insieme a nugoli di pulci
sono ovunque radunati in sciami per darci tormento,
pronti a pungere i padroni tanto quanto i servitori.
Non scordò l’ape regina di destar la propria schiera
e spedirla a lavorare per ricavarne profitto.
All’istante dalle crepe le api uscirono sciamanti
e nell’aria risonava d’uno zufolo il ronzio;
negli anfratti, ben nascosti, i ragni tessevan le tele
e in silenzio s’intrecciavano le reti per cacciare.
Gli orsi e i lupi, predatori trepidanti d’allegria,
s’appressaron, zitti zitti, al limitar della foresta.
Ma che meraviglia! Neanche uno della grande frotta
è tornato a salutarci tra le lacrime e i singhiozzi;
non per piangere, ma per gioire si son radunati,
poiché l’opere del verno sono ovunque disparite
e la primavera è già comparsa sopra tutti i campi.
Presto gli angoli iniziaron tutti a brulicar di vita
e fra il cinguettare degli stormi si fece un brusìo.
L’uno che ha la voce dolce e l’altro che l’ha vigorosa
con gioioso volo si spinsero su fino alle nubi,
mentre un altro balzellando sui rami lodava Dio.
E neppure uno di loro lamentò lo scarso cibo.
Qualcheduno aveva gli indumenti logori e consunti; 
rincasando, molti portavano ciuffi di rattoppo.
Sopra i campi a stento colsero qualcosa per sfamarsi
e, per quanto affaticato, nessuno si lamentava,
anzi, tutti saltellavano mischiandosi esultanti.

Le Stagioni

 

Kristijonas Donelaitis

 

A cura di Adriano Cerri

ISBN-13: 978887536353-6

2014

pp. 302

cm 15×21

€ 20,00

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