La Vapormobile per Oropa

L’autore

Luca Revello è nato nel 1964 a Venezia. Biellese di adozione, si è laureato in Economia e Commercio a Torino nel 1990. Da sempre è appassionato di storia, di sport, di giochi di ruolo e da tavolo e nel 2013 si è avvicinato alla scherma e alla rievocazione storica. Proprio la sua passione per la storia lo ha portato a scrivere il romanzo Vercelli 1553. Il buio sui Savoia (Edizioni Joker, 2021) e ora a indagare vicende curiose e suggestive dell’antica Biella che possono aiutare il lettore a scoprire luoghi e personaggi, e a rivivere episodi entusiasmanti che probabilmente non conosce..

 

I testi

Biella 1875. Da Torino arriva un ufficiale dell’Esercito sabaudo con in tasca il progetto di un’invenzione allo stesso tempo audace, modernissima e forse assurda: vuole realizzare una macchina capace di portare le persone da Biella agli stabilimenti idroterapici e ad Oropa, sfidando le strade e le montagne che nessun mezzo che non fosse mosso da cavalli sarebbe riuscito a percorrere. Le difficoltà saranno molte, ma il nostro protagonista non si perderà d’animo e grazie all’aiuto di alcuni personaggi coraggiosi e caparbi tenterà fino alla fine di fare il suo primo fantasmagorico viaggio. In questo racconto, dove la realtà dei fatti realmente accaduti e l’ipotesi storica si fondono alla perfezione con l’immaginazione letteraria, il lettore potrà rivivere l’atmosfera di una Biella di fine Ottocento, l’eco dei grandi cambiamenti tecnologici, le notizie delle prime rivoluzioni sociali e gustare l’avventura di un italiano che, insieme ad altri inventori, dieci anni prima dell’avvento dell’automobile aveva provato a precorrere i tempi.

Luca Revello

La Vapormobile per Oropa

ISBN-13: 978887536567-7

2024

pp. 140

cm 13 x 20,5

€ 15,00

«Buon pomeriggio lor signori», salutò con cortesia non appena fu entrato nella stanza attigua al grande salone di prima.
Un cenno di freddo saluto s’alzò dai presenti: avevano già preso posto su diverse file di sedie poste di fronte a un grande tavolo che doveva ospitarlo come relatore.
Siccome non erano ancora le tre del pomeriggio, appoggiò la sua borsa sul tavolo e prese posto in una poltroncina speranzoso che altri arrivassero puntuali alla riunione. La direzione del teatro, oltre al locale, gli aveva anche messo a disposizione una bella caraffa piena d’acqua e un bicchiere.
Qualcuno tossicchiava, altri parlavano a voce bassa. Dalle tende poste davanti a grandi finestre, un bel sole faceva capolino con i suoi raggi illuminando le ultime file di sedie, ancora vuote. Alla spicciolata arrivarono altri signori, chi più chi meno vestiti con eleganza, salutarono gli altri e presero posto finché la sala fu quasi piena. Al rintocco del vicino campanile di San Filippo, alle tre in punto, Vincenzo, ormai al limite della sopportazione, fece uscire con un rapido gesto gli opuscoli dalla borsa e chiese al giovane ragazzo che lo aveva accolto all’entrata di distribuirli a tutti i presenti.
«Lei non è un ingegnere?» osservò qualcuno dopo aver letto la copertina. Una domanda che già sapeva di sfida. Infatti l’opuscolo riportava, dopo il titolo Locomozione a vapore sulle strade ordinarie dalla stazione di Biella al santuario di Oropa, il nome di “Vincenzo Lanzillo” e un bel “ufficiale”, seguito da altri attributi che aveva ritenuto opportuno aggiungere per dare più credibilità alla sua proposta.
«Se vi riferite al fatto che non sono laureato, mio illustrissimo signore, vi confermo che non lo sono, ma sono un ufficiale del regio esercito che ha dedicato decenni allo studio e all’approfondimento di queste materie che rappresentano il futuro e vi posso assicurare che non esiste nelle nostre Università un corso di laurea che affronti queste materie». Un brusio sommesso s’alzò fra i presenti. Alcuni si guardarono fra loro e fecero commenti a voce bassa che non fu possibile comprendere.
«Andiamo bene» disse un signore seduto quasi in fondo alla sala, in una sedia a capo di una fila in modo da poter passare quasi inosservato. E così voleva restare, malgrado fosse conosciutissimo nel biellese. Aveva fatto una promessa alla sua amata ed era lì per mantenerla.
«Per cortesia signori» gridò Vincenzo sopra tutti, alzandosi dalla sedia. «Abbiate la compiacenza di sentire qual è la proposta prima di giudicare chi ve la sta facendo». Il brusio si spense. Era ora di iniziare la conferenza, e per farlo non aveva altro modo che restare in piedi. La sedia era diventata scomoda e, non essendo per nulla tranquillo, voleva vedere bene tutti in faccia. Decise di stemperare la tensione.
«Se ricordate, in uno degli articoli pubblicati sull’«Eco dell’industria», avevo chiesto per questa assemblea di nominare un presidente e un segretario. Dato che mi è dato ora di constatare che siete tutti gentiluomini, sarei giunto alla conclusione che non sia necessario. Se qualcuno avesse bisogno di chiarimenti, basterà che mi interrompa e io sarò lieto di rispondere al suo quesito». Nessuno reagì. «Bene. Se siete d’accordo, darò ora lettura di questo opuscolo che contiene in modo dettagliato il progetto».

Da un tizio arrivò puntuale una nuova obiezione. «Vedo signor Lanzillo», disse un signore distinto con un bel paio di baffoni, «che ci sono parecchie formule e calcoli di cui io non sono per niente competente. È possibile evitare un resoconto dettagliato e darne un’informativa più generale?». Altra critica che sapeva di nuova sfida. Vincenzo però non era per niente d’accordo.
«Se non illustro il progetto nei particolari, come potrete giudicare se quello che vi sto proponendo possa incontrare il vostro favore e avere qualche possibilità d’essere realizzato? Io ne sono convinto, ma devo convincere anche voi e l’unica strada è leggere tutto quanto senza tralasciare alcun dettaglio».
«Se lo dite voi» rispose il signore un po’ scocciato. Vincenzo non perse tempo. Iniziò subito dal primo rigo.
«Le locomotive senza fuoco con acqua soperchiamente riscaldata da generatori fissi fanno già, da qualche tempo, buona prova in America, ove, a dire dello «Scientific American», si adoperano sulle strade ferrate e sui tramway fino a 11 chilometri di distanza. L’acqua di quei generatori è riscaldata a 190° centigradi, che corrisponde a una pressione di 12 atmosfere e nelle caldaie delle locomotive questa pressione non oltrepassa le 8 atmosfere. Si sa che ogni chilogrammo di vapore a 8 atmosfere di pressione occupa uno spazio di litri 254,27 e può fornire lavoro meccanico di 21.013 chilogrammetri. Or noi avendo un convoglio destinato a salire al Santuario d’Oropa, composto da una locomotiva del peso di circa 4 tonnellate trainando un omnibus carico, in media, di 25 persone, che pesa altre 4 tonnellate. Ecco qual sarà il lavoro necessario colla velocità di un cavallo al trotto. L’attrito, secondo Morin, volvente delle ruote dei veicoli sulle strade ordinarie, compreso l’attrito degli assi su d’una strada un po’ umida con alcuni sassi è il 3,731 0/0, per conseguenza noi avremo bisogno per ogni minuto secondo di un lavoro di 3,731 x 8000 = chil. 298,480. Inoltre…».
«Ecco quello che le cercavo di spiegare prima», intervenne di nuovo il signore con i baffoni interrompendo Vincenzo. «Non ci capisco nulla e già queste prime formule mi hanno fatto venire il mal di testa».
[…]

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