Adagio

L’autore

Il 24 gennaio 1947 si spegneva a sessant’anni, nella sua Lier, il celebre scrittore fiammingo Felix Timmermans, noto in tutto il mondo (è stato tradotto in almeno ventisei lingue). Ammalato di cuore e sentendosi prossimo alla fine, negli ultimi anni della sua vita egli aveva fissato il suo colloquio con l’Assoluto in una serie di toccanti poesie di cui aveva allestito una silloge, ma che non poté vedere stampate a causa della morte. Per queste trentatré sue liriche, composte negli anni 1945-1946, Timmermans aveva scelto, come titolo, un termine musicale italiano di diffusione internazionale: Adagio. Dal 1947 ad oggi, di Adagio sono state fatte numerosissime edizioni; ed era giusto, pertanto, che esso venisse tradotto nella nostra lingua, in quanto si tratta di una singolare operetta dal carattere naturalistico-mistico, non priva di splendidi squarci lirici. In essa 1’acclamato narratore e drammaturgo fiammingo – che fu anche gustoso pittore, disegnatore ed illustratore – esprime una fede semplice e quasi fanciullesca, nutrita tuttavia dalla lettura e dalla meditazione di Agostino e Ruysbroeck, Tommaso da Kempis e Teresa d’Ávila.

Felix Timmermans

Adagio

Cura e traduzione dal neerlandese
di Giorgio Faggin

ISBN-13: 978887536545-5

2024

pp. 88

cm 13 x 20,5

€ 15,00

I testi



[Le foglie cadono nell’ispida nebbia]




Le foglie cadono nell’ispida nebbia,


non vi sono più suoni né canti,


solo un dimesso fruscìo di secche canne…


È il momento di scrutarci nell’intimo.





Perchè siamo poveri, e mordiamo il passato,


e giochiamo con le carte del dolore.


Più non ci allieta la favola più bella


e tra le brume non sorride il futuro.





Fuggì la vita, lasciando un pugno di cenere,


e in noi cresce la brama di svanire.


Ma nel cordoglio resta accesa una fiamma,





la fiamma che d’estate trascurammo,


e per la quale, a nostro disdoro,


cerchiamo l’olio soltanto d’inverno.





* * *





[Il giorno appassì come un fiore]





Il giorno appassì come un fiore


di cui arde l’ultimo petalo.


Come nebbia è la pace sulla terra,


come rugiada il riposo degli uomini.


Di silenzio e di luce stellare


è sorta un’ara.


Ascolta, cantano le cose


e tutte confluiscono nel canto:


ciò ch’è vivo e ciò ch’è inanimato,


la gioia, il male e il dolore:


molteplici accordi di uno stesso canto!


Ora benedetta, in cui l’anima con la brina


del canto, senza immagini o verbo


comprende il volere divino!





* * *





San Francesco





Basta con tutte quelle vanità!


La luna suona il suo flauto d’argento;


egli non canta più, s’è spento il vecchio canto,


una voce più bella ha conquistato la sua anima.





Si getterà nell’abisso dell’amore divino.


Via il suo passato! Via le sue vesti!


Indossa un saio, l’anima è il suo liuto,


canta chiedendo l’elemosina per le case.





Canta al lupo, agli uccelli, ai fiori,


chiama fratello e sorella ogni essere vivente.


Esile come una canna, in lui canta l’Amore.





In questa pura creatura Dio vuole ardere,


il suo fuoco gli trapassa il costato, le mani e i piedi.


In ogni piaga esulta il Cantico di frate Sole!





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