Acerbe
L’autore
Emanuele Repetto, nato nel 2000 a Novi Ligure, ora vive nelle terre di confine, tra Piemonte e Liguria, influenzato da entrambi gli ambiti. Ha improntato il proprio percorso scolastico allo studio del mondo naturale, da cui è, sempre, stato attratto. Nonostante la base scientifica delle sue passioni, dall’entomologia allo studio del paesaggio, non ha potuto fare a meno di coniugarle alla visione artistica, imparando, quindi, ad apprezzare le arti in ogni loro forma. Avvicinatosi alla scrittura grazie ai grandi classici, e al fantasy epico di Tolkien, è approdato alla poesia attraverso i poeti del ’900, con particolare riguardo per la corrente dei crepuscolari.
I testi
Una piacevole sorpresa. Guarda un po’! Un giovane poeta che controvoglia ammette (o nega?) di essere tale. Eppure più di un critico letterario aveva paventato la scomparsa della poesia dagli orizzonti delle nuove generazioni. Curioso, poi, constatare che la formazione culturale e il centro degli interessi dell’autore gravitano nel campo delle discipline scientifiche. Ma, se è per questo, ci sono illustri predecessori, scrittori e poeti. Le composizioni qui pubblicate meritano tutta la nostra attenzione critica. Non ci resta che augurare al giovane poeta, ma soprattutto a noi stessi, non più molto distanti dall’occaso, che presto i suoi colleghi, studenti “canaglie”, si affannino a rubare i suoi versi.
Luciano Borghini
Emanuele Repetto
Acerbe
ISBN-13: 978887536471-7
2021
pp. 96
€ 13.50
Ricordi
Le acque si ritirano,
sciabordano via
dal lembo della mente.
Nell’aria affoga l’uomo,
nella morbida tenebra
il segreto serba.
Rimangon solo parole
sparse su un foglio,
sole nel mondo.
Non più cuore
rima con amore
ma freddo
con caldo,
vivo
con morto.
Utilità
Cosa volete che faccia
un fiore sperso nel deserto,
passito e bistrattato.
Cosa volete che faccia
un uomo solitario,
un urlo nel vento.
Pensate forse che queste poche
parole,
lanciate sul foglio,
sian per voi che leggete?
Avete forse l’arroganza,
del blasfemo pensiero,
che tutto sia in funzione vostra?
Un fiore nel deserto serve a se
stesso,
perpetua la sua specie,
nulla, per lui, è il mondo.
Queste poche, stolte, frasi
mi sono care d’un amaro
senso.
Un urlo nel vento,
il silenzio nell’anima.
Accabadora
Con passo di marmo
avanza la donna
mortale.
Reca seco tempo
sacrale,
in clessidre inesistenti
di poveri dementi.
Vorrebbe mai volare
una mosca
se sapesse di dover
perdere l’ali?
Vivremmo nel volo
se riconoscessimo
la vittoria nella terra.
Facce
Nell’odore dei limoni
ti ho ritrovato,
nel colore delle rose
ti perdetti.
Come possono due animi si diversi
esser due facce d’una medaglia?
Triste la virtù d’ape che sceglie,
meticolosa, il calice da cui attingere.
Dolorosa l’anima d’ape che non
sceglie,
così d’ogni calice è gioia.
Invidia delle compagne,
sbigottite non conoscono il suo
segreto.
Fingon odio e disprezzo,
poiché non capiscono il dolore.
L’ape che non sa spesso muore,
solitaria, senza gioie,
una caduta un volo
senza posa.
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